sabato 28 giugno 2014

Cuba : Dichiarazione del MINREX a sostegno del Governo Argentino


Il Ministero delle Relazioni Estere della Repubblica di Cuba ha conosciuto la denuncia realizzata dalla Presidentessa della Repubblica  Argentina, Cristina Fernández de Kirchner, sulle sentenze della  Corte Suprema degli Stati Uniti e di una Corte d’Appello in questo paese,contrarie non solo agli interessi della fraterna nazione sudamericana, ma anche al 92 per cento dei creditori che hanno acconsentito a ristrutturare il debito.
L’Argentina è stata posta oggi al bordo di un’inedita crisi di debito sovrano, superiore a quella del 2001 che lasciò la metà degli argentini nella povertà e una quarta parte disoccupata, hanno denunciato il Governo e il Congresso Nazionale.
Non è la prima volta che Corti di paesi industrializzati emettono sentenze a favore dei  padroni dei “fondi avvoltoio”.
Questo fenomeno è stato descritto e denunciata nel 1986 dal leader storico della Rivoluzione,   Fidel Castro Ruz, durante la sua battaglia contro il debito esterno del Terzo Mondo.
Premi Nobel d’economia, come Joseph Stiglitz y Paul Krugman, economisti come Anne Kruger, Thomas Palley e Nouriel Rubini, organismi internazionali e governi di differente segno hanno denunciato la condotta speculativa e corrotta dei padroni dei “fondi avvoltoio” e dei giudici statunitensi, che collocano i tribunali degli Stati Uniti al di sopra del Diritto Internazionale  e delle leggi nazionali degli Stati. 
Il Ministero delle Relazioni Estere  denuncia
che siamo in presenza di una nuova forza d’aggressione contro le nazioni del sud, che si alimenta delle condizioni economiche generate dal debito esterno e dalla crisi del capitalismo.
Venti paesi sono stati vittime di questo tipo d’azione indirizzata soprattutto contro governi progressisti che difendono la loro sovranità, com’è stato rivelato nel recente Vertice del Gruppo dei 77 più la Cina, realizzato in  Bolivia.
Questa aggressione contro l’Argentina s’indirizza anche contro tutta Nuestra America e soprattutto contro i processi d’integrazione latinoamericani e caraibici.
Difendendo l’Argentina difendiamo il diritto delle nazioni del sud allo sviluppo sostenibile e ad un ordine economico internazionale giusto.
L’Avana, 26 giugno del 2014.
( Traduzione Gioia Minuti)



 

martedì 24 giugno 2014

Minerva: un progetto degli USA  per neutralizzare i movimenti sociali ( meta del Pentagono eliminare le lotte di massa nel mondo).



Le Università degli Stati Uniti  collaborano oggi con il Pentagono mediante il Progetto Minerva, un’iniziativa che studia la dinamica dei movimenti sociali in tutto il mondo, con l’ obiettivo dei neutralizzarli e sradicarli.
Come la polemica  Agenzia di Sicurezza Nazionale (NSA), coinvolta in una scandalo a livello mondiale, il progetti considera il mondo come un territorio nemico, che è necessario neutralizzare,  segnala nel suo sito digitale blackagendareport.com
Con Minerva, dal  2008, le autorità  militari nordamericane pretendono di studiare come le persone entrano nei movimenti contro l’egemonia, per distruggere l’ordine stabilito con azioni di disobbedienza civile.
In questo senso s’incornicia la ricerca degli studi sul terrorismo, nei quali gli esseri umanai che partecipano a movimenti sociali sono considerati “contagiati da vettori che propagano una malattia”, segnala la fonte.
Per il Pentagono  sono nemici  suscettibili di detenzione coloro che si oppongono alla politica militare statunitense nel mondo e al sistema di giustizia repressivo e razzista, o alla concentrazione delle ricchezza nell’uno per cento della popolazione, come denuncia il movimento degli  attivisti Occupy Wall Street, si legge.
Con il Progetto Minerva, il Dipartimento della Difesa ha pagati gli investigatori dell’ Università Cornell, a New York, per sapere quando i movimento sociali  raggiungono una massa critica di persone, un punto d’inflessione in cui si trasformano in una minaccia per i poteri  di fatto.
L’Università di Washington analizza i movimenti a grande scala che coinvolgono più di mille partecipanti in 58 paesi, con il fine di capire perchè queste persone mantengono i loro movimenti in marcia, dettaglia la pubblicazione digitale.
Il Governo degli Stati Uniti “annusa” le comunicazioni telefoniche e per internet a scala globale, mentre studia “gli indici dei gruppi umani” per attaccare “i possibili vettori  di resistenza” che devono essere identificati e sradicati per prevenire contagi simili in altre società e a livello interno.
(Prensa Latina/ Traduzione GM – Granma Int.) 
 

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lunedì 23 giugno 2014

Dichiarazione della direttrice generale degli Stati Uniti del Ministero delle Relazioni Estere di Cuba, Josefina Vidal Ferreiro



Il 20 giugno, il Dipartimento di Stato ha deciso, ancora una volta, d’includere Cuba nella peggiore categoria del suo rapporto annuale sui paesi che “non realizzano completamente nemmeno i minimi standard per l’eliminazione della tratta delle persone e non fanno sforzi significativi con questo fine”, ignorando il riconoscimento e il prestigio raggiunto dal nostro pese per il suo notevole impegno nella protezione dell’infanzia, la gioventù e le donne.
Cuba non ha sollecitato la valutazione degli Stati Uniti, nè necessita le raccomandazioni del governo di uno dei paesi con i più forti problemi di tratta di bambine, bambini e donne nel mondo.
Gli Stati Uniti non hanno morale per giudicare Cuba, nè per suggerire “piani” di nessuna indole, quando si stima che il numero dei cittadini nordamericani con i quali si traffica in questo paese è vicino ai 200.000,  dove lo sfruttamento del lavoro è la forma di tratta di persone più estesa, nella quale l’85% dei processi legali che si svolgono su questo tema corrispondono a casi di sfruttamento sessuale e dove più di 300.000 bambini, del milione che abbandona la propria casa, sono sottoposti a qualche forma di sfruttamento.
Il Governo di Cuba respinge in assoluto, perchè infondato, questo giudizio unilaterale che offende il nostro popolo l’inclusione in questa lista per motivi totalmente politici, come lo è la definizione di Cuba come “Stato patrocinatore di terrorismo internazionale”, che è indirizzata a giustificare la politica di blocco che comprende l’applicazione di sanzioni finanziarie che il Governo degli Stati Uniti  aumentano sempre più, provocando severi danni alla nostra infanzia, alla gioventù, alle donne e a tutto il nostro popolo.
L’Avana- 20 giugno 2014
 ( Traduzione Gioia Minuti).







Discorso pronunciato dal Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, in occasione del Vertice del Gruppo dei 77 più la Cina




Versione stenografica - Consiglio di Stato- Foto ABI
Compagno Evo Morales Ayma, Presidente dello Stato Plurinazionale della Bolivia e Presidente del Gruppo dei 77 più la Cina:
Eccellenze:
Ringrazio il compagno Evo Morales Ayma, Presidente e distinto  rappresentante dei popoli  originari della nostra regione, per la convocazione di questo importante Vertice.

Al termine della Prima Conferenza delle Nazioni Unite su  Commercio e Sviluppo, nel giugno del1964, un gruppo di paesi in via di sviluppo, coscienti delle enorme sfide che dovevano affrontare, decise di marciare unito per far fronte a un sistema economico mondiale che da allora si presentava disuguale e ingiusto.
A questo Gruppo si deve la preparazione, il negoziato e l’approvazione, il 1º maggio del 1974, ben 40 anni fa, di uno dei documenti programmatici più importanti nella lotta contro il sotto sviluppo e per l’ottenimento di  una giustizia economica internazionale: la Dichiarazione e il Programma d’Azione per lo Stabilimento di un nuovo Ordine Internazionale, e cito: “Basato nell’equità, la uguaglianza sovrana, l’inter dipendenza, l’interesse comune e la cooperazione di tutti gli Stati, qualunque sia il loro sistema economico e sociale, e che permetta di correggere le disuguaglianze e riparare le ingiustizie attuali, di eliminare le disparità crescenti tra i paesi sviluppati e i paesi in via di sviluppo e garantire alle generazioni presenti e future uno sviluppo economico e sociale che acceleri nella pace e nella giustizia (...) fine della citazione.
Poco dopo fu approvata la Carta dei Diritti e dei Doveri Economici degli Stati, che pone l’esercizio della sovranità degli Stati al disopra delle risorse naturali e l’attività economica nei loro territori.
Questi importanti documenti mantengono piena vigenza, ma il grande paradosso è che oggi non si vuole più parlarne. Si giudicano arretrati e superati dai fatti.
Senza dubbio ora si amplia la breccia tra nord e sud; una profonda crisi economica globale che risulta dall’irreversibile fallimento de neoliberismo imposto dai principali centri di potere, con un impatto devastante per i nostri paesi, che si è trasformata nella più lunga e complessa degli ultimi ottant’anni.
Quando quasi si conclude il ciclo previsto per gli obiettivi di sviluppo accordati nel Vertice del Millennio del 2000:
Mille duecento  milioni di persone nel mondo vivono in miseria. In Africa sub sahariana,    il numero dei poveri è aumentato ininterrottamente passando da 290 milioni nel 1990 a 414 milioni nel 2010.
Una di ogni otto persone nel mondo soffre di fame cronica.
Il 45% dei bambini morti prima di compiere i cinque anni muore per malnutrizione.
Il debito esterno registra livelli senza precedenti, nonostante gli enormi pagamenti che abbiamo realizzato per il suo servizio.
Si aggrava il cambio climatico generato fondamentalmente dagli indici di produzione e consumo irrazionali e dall’enorme spreco dei paesi industrializzati che, se li manterranno, renderanno necessarie delle risorse naturali equivalente a due pianeti.
Di fronte a questa realtà, conserva la sua piena vigenza il principio del responsabilità comuni ma differenziate, per affrontare il cambio climatico e altre sfide ambientali.
Come ha detto il compagno  Fidel Castro Ruz, “Esistono le risorse per finanziare lo sviluppo. Quello che manca è la volontà politica dei governi dei paesi sviluppati”.
È necessario esigere un nuovo ordine finanziario e monetario internazionale, con condizioni commerciali giuste per i produttori e gli importatori, ai guardiani del capitale, centrata nel Fondo Monetario Internazionale nel Banco Mondiale, ai difensori del neoliberalismo, raggruppati nell’Organizzazione Mondiale del Commercio, che cercano di dividerci.
Solo l’unità ci permetterà di far prevalere la nostra ampia maggioranza.
Dovremo fare così se vogliamo che l’Agenda di Sviluppo dopo il 2015, che dovrà includere gli obiettivi di sviluppo sostenibile  offra risposte ai problemi strutturali delle economie dei nostri paesi,  generi cambi strutturali che permettano di proporre uno sviluppo sostenibile che sia universale e risponda ai differenti livelli di sviluppo.
Compagno Presidente:
Nell’attualità si trasgredisce la sovranità degli Stati, si violano in forma brutale i principi  del Diritto Internazionale, si pongono concetti che tentano di legalizzare l’ingerenza, si usa la forza per promuovere la divisione.  Risuonano sempre nelle nostre orecchie quelle minacce contro  “60 o più oscuri angoli del mondo”, del presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, ovviamente, tutti paesi membri del Gruppo dei 77.
Dobbiamo esercitare la nostra solidarietà con quelli che sono minacciati d’aggressione.
Oggi il caso più chiaro è la  Repubblica Bolivariana del Venezuela, contro la quale si usano i mezzi più sofisticati dei sovversione e destabilizzazione, includendo  tentativi di colpo di Stato, secondo i concetti della guerra non convenzionale che gli Stati Uniti oggi applicano per far cadere i governi, sovvertire e destabilizzare le società.
Per più di 50 anni siamo stati vittime di un blocco nordamericano genocida, di azioni di terrorismo che sono costate la vita a migliaia di nostri concittadini,  provocando enormi danni materiali, e dell’assurda inclusione di Cuba nella lista degli Stati patrocinatori del terrorismo internazionale, un affronto al nostro popolo.
Come abbiamo denunciato, è crescente la promozione di azioni legali segrete e sovversive, come dell’uso del ciber-spazio per tentare di destabilizzarci, e non solo Cuba ma i paesi i cui governi non accettano ingerenza o tutele. In questo modo qualsiasi nazione può essere oggetto di attacchi informatici indirizzati a fomentare la sfiducia, la destabilizzazione e i conflitti potenziali.
Durante tutti questi anni ci ha sempre accompagnato la ferma solidarietà dei membri del Gruppo de 77  più la Cina e ringrazio a nome del popolo cubano.
Approfittiamo di questo 50º anniversario del Gruppo dei 77 per rinnovare il nostro impegno comune di unire gli sforzi e stringere le fila, per costruire un mondo più giusto.
Molte grazie.
(Applausi - Traduzione Gioia Minuti)





sabato 21 giugno 2014

Sino a quando l’ingiustizia? di Ricardo Alarcon / Assange ha denunciato la sua difficile situazione



Sino a quando l’ingiustizia?
Ricardo Alárcon

La cattura a Cuba di quattro individui residenti a
Ricardo Alarcon Quesada
Miami venuti nell’Isola con il proposito di realizzare qui azioni di terrorismo pianificate là, dove hanno ricevuto addestramento risorse e dove stanno i loro capi, colloca di nuovo alla luce del sole l’assoluta ingiustizia commessa contro i Cinque compatrioti che hanno compiuto un difficile e pericolosa missione per cercare d’evitare crimini del genere.
L’eroico impegno di Gerardo, Ramón, Antonio, Fernando e René era perfettamente legittimo. Si fondava in quello che si conosce come “stato di necessità” o la detta “difesa affermativa di necessità”.
In certe circostanze, per salvare vite in pericolo, una persona può commettere violazioni minori (forzare l’entrata, senza chiedere  permesso, in una casa estranea causando danni materiali per salvare qualcuno da un incendio, è  un esempio facile da intendere).
In questo caso, per salvare altre persone, loro hanno posto in pericolo la propria vita e non solo in un’azione eroica, come nell’esempio di una casa incendiata, ma con molte azioni eroiche, negli anni in cui hanno operato nei peggiori gruppi di terroristi,
Più di 50 anni di aggressioni USA contro Cuba
 per scoprire i loro piani. Non hanno mai usato armi, nè usato la forza o la violenza. Nella loro vita quotidiana hanno rispettato le leggi e i doveri sociali e sono stati esempi di convivenza, come hanno testimoniato i vicini e i compagni di lavoro.
I nostri compatrioti, tecnicamente, hanno commesso una sola mancanza: non hanno rivelato alle autorità  la natura del loro impegno a Miami.
Questa violazione, di non essersi iscritti come agenti stranieri, viene compiuta abbastanza frequentemente negli Stati Uniti e si risolve con il pagamento di una multa.
Nel caso dei Cinque anche questa omissione era pienamente giustificata. Anzi, era indispensabile. Chi va a combattere il terrorismo a Miami e nello stesso tempo lo rivela alle stesse autorità che hanno
passato mezzo secolo proteggendo e appoggiando i terroristi? Lo stesso processo al quale sono stati sottoposti lo ha provato abbondantemente.
Dall’accusa iniziale sino alle sessioni nelle quali furono dettate le smisurate sentenze, in tutto il lavoro del tribunale, il Pubblico Ministero non ha mai nascosto di stare dalla parte dei terroristi, che erano i suoi protetti e che per appoggiarli, erano i nostri Eroi a stare seduti nel banco degli accusati, in una rocambolesca sovversione della giustizia.
La Giudice ha fissato momenti indimenticabili che hanno lasciato a nudo la vera essenza di quello che stava accadendo. Lo ha fatto in particolare nell’ora d’imporre le condanne, alle quali è stata inclusa, su domanda del Governo, la detta “clausola d’incapacità” per sottoporre gli accusati, al termine delle condanne esagerate, a un regime speciale che il Pubblico Ministero ha considerato tanto importante e anche più dell’ingiusta reclusione.
Si trattava d’evitare che mai più nessuno dei Cinque tentasse di  agire contro i terroristi.
In quanto a René e Antonio che, avendo la cittadinanza statunitense per diritto di nascita, non potevano essere espulsi immediatamente dal paese com’è avvenuto ora con Fernando, sono stati aggregati diversi anni di libertà vigilata con strette condizioni, con inclusa questa regola rivelatrice: “Come una condizione speciale addizionale della libertà vigilata, si proibisce all’accusato di avvicinarsi o visitare luoghi specifici dove si sa che ci sono o che sono frequentati da individui o gruppi tali come terroristi o persone che praticano la violenza o figurano del crimine organizzato”.
Questo insolito ordine  fu emesso nel dicembre del 2001.
In quei giorni W. Bush proclamava che: “Chi accoglie o protegge o aiuta un terrorista è tanto colpevole come il terrorista stesso”, e stimolato da questa idea Bush scatenava in ogni luogo la sua guerra contro il terrorismo.
In ogni luogo, aveva detto, ma per Bush, Miami è in un altro pianeta.
R. Alarcon  al The Law  Society di Londra 2014


La clausola di proteggere i terroristi è l’essenza stessa di tutta la Saga dei Cinque: basta leggere l’ordine emesso dalla stessa Giudice dieci anni dopo, quando René è uscito di prigione.
Lo volevano obbligare  a restare là solo, isolato, disarmato e senza possibilità di difesa, di fronte a qualsiasi aggressione, e come se fosse poco, la Giudice ha ripetuto parola per parola la proibizione dettata dieci anni prima.
L’avviso era ben chiaro; non avrebbero protetto René dai terroristi  ma questi da René.
Oggi come ieri, il governo degli USA riconosce da paladino, che sa chi sono i terroristi  a Miami e che sa  dove sono e che luoghi frequentano. Ma afferma anche, vergognosamente che a loro non si applica la Dottrina Bush e che invece di arrestarli e inviarli in carcere, dedicherà i suoi sforzi a proteggerli.
Per questo nessuno si è sorpreso quando nel 2005  Luis Posada Carriles – ricercato per 20 anni dalla Interpol, ed evaso dalla giustizia venezuelana che lo aveva condannato per la distruzione in volo di un aereo civile nel  1976 - ha deciso d’installarsi a Miami e continuare a promuovere da lì il terrorismo contro Cuba, non più dalla clandestinità, ma apertamente.
Non ha nemmeno sorpreso che i quattro uomini della rete terrorista di Posada siano venuti a Cuba varie volte per preparare nuovi attacchi e che ora siano reclusi qui.
Sono individui con precedenti penali a Miami ed hanno anche  ostentato i loro propositi criminali.
L’impunità con cui continuano ad operare questi gruppi criminali è conseguenza diretta del processo eseguito contro i nostri Cinque compagni, perchè quello che è accaduto già più di quindici anni fa, era un messaggio molto chiaro e vigente:  a Miami non solo si permette il terrorismo contro Cuba, ma si può contare sulla complicità e la protezione dell’autorità.
La trasformazione del Sud della Florida in un santuario per il terrorismo può essere un gioco pericoloso anche per il popolo nordamericano.
Mentre i Cinque  erano reclusi e si svolgeva l’infame processo contro di loro, lì a Miami si addestrava la maggioranza dei terroristi che avrebbero perpetrato l’atrocità del 11 settembre.
Nessuno provocò sospetti, nessuno aveva suscitato l’interesse del FBI.
A Miami il FBI non ha tempo per queste cose, perchè il suo tempo lo dedica a proteggere il terrorismo contro Cuba e a punire coloro che cercano di evitarne i crimini.
Barack Obama avanza verso la conclusione della metà del suo secondo e ultimo periodo  come Presidente.
Quando entrò alla Casa Bianca nel 2009 ricevette una condotta ipocrita e immorale della quale non era responsabile, ma lo sarà se non farà niente per cambiarla.
Nelle sue mani c’è la possibilità di fare qualcosa, per farlo ricordare come qualcuno differente dai suoi predecessori.
La prima cosa è disporre la libertà immediata e senza condizioni di Gerardo Hernández Nordelo, Ramón Labañino e Antonio Guerrero. Sì che si può, e lui lo sa.
E sa anche che se non lo farà, la storia non lo perdonerà! (Cubadebate / Traduzione Gm – Granma Int.)

Assange ha denunciato la sua
difficile situazione

Il creatore di WikiLeaks, Julian Assange, ha denunciato le difficili condizioni in cui fu  detenuto
Julian Assange creatore di Wikileaks
dalle autorità del Regno Unito, prima di ricevere asilo politico dall'Ecuador ed entrare nell’ambasciata di questo paese due anni fa.
In una conferenza stampa trasmessa via Internet, il tecnico australiano raccontato che la stanza dove lo rinchiusero era in pessime  condizioni, il suo stato di salute si è deteriorato per questo,  che gli applicavano  elettrodi alle gambe e che tutti i giorni veniva interrogato dai poliziotti.
Assange ha aggiunto che per quasi due anni i britannici lo hanno perseguitato e quindi arrestato e che, sommati ai due anni rinchiuso nell'ambasciata ecuadoriana a Londra, sono già quattro gli anni che sta vivendo in una situazione assolutamente  irregolare.
 Il governo nordamericano perseguita Assange, che è anche giornalista, perchè nel 2010 WikiLeaks ha
rivelato centinaia di migliaia di note diplomatiche confidenziali e documenti ufficiali che hanno messo in evidenza le irregolarità e le violazioni commesse da Washington in occasioni come le  guerre in Iraq ed in Afghanistan.
 L'australiano ha sottolineato che in questi quattro anni non ha mai potuto vedere i suoi figli, e che la sua famiglia è vittima di innumerevoli minacce di morte.
Alcuni miei parenti hanno dovuto cambiare il loro nome per sottrarsi alle persecuzioni e alle minacce”, ha affermato.
 Nonostante questa situazione, ha aggiunto, io ho mantenuto la mia promessa di mantenermi forte e non arrendermi, nonostante varie e forti pressioni, come il blocco finanziario della  mia organizzazione, e delle mie proprietà,  che ci ha colpito già da vari anni.
Assange ha ringraziato il governo di Rafael Correa che continua a proteggerlo, gli avvocati e il personale della sua squadra di sostegno, che lavorano senza praticamente ricevere onorari.
(PL / Traduzione GM- Granma Int.)
  http://www.granma.cu/idiomas/italiano/index.html

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sabato 14 giugno 2014

Frei Betto: non esiste la globalizzazione ma la globo-colonizzazione /Frei Betto: no existe globalización sino globocolonización


Luis Manuel Arce*

Non esiste la globalizzazione, questo è una menzogna, esiste la colonizzazione a livello globale
ed il governo degli Stati Uniti del presidente Barack Obama è stato molto negativo per il mondo perché ha perfezionato questo processo con interventi come quello in Ucraina”, ha affermato Frei Betto.

Così si è espresso il frate brasiliano in un’estesa intervista che ha concesso a Prensa Latina, approfittando la sua visita in Panama, dove è stato invitato dalla Fondazione Città del Sapere allo scopo di tenere una conferenza sul futuro dell’America Latina.

Facendo riferimento al tema, abbiamo potuto trattare con l’eccellente analista aspetti importanti che hanno permesso di fare valorizzazioni al di là della congiuntura attuale.

PL- Qual è il suo apprezzamento rispetto al governo del Presidente Obama, più positivo o più negativo degli altri anteriori nei confronti dell’America Latina?

FB- Io direi che è più positivo per l’America Latina, nel senso che Obama non ha nessuna conoscenza dell’America Latina, e neanche nessun altra sensibilità e perciò è stato meno aggressivo dei Bush, dei Reagan o degli altri.

Però è stato molto negativo per il mondo perché è un governo che ha perfezionato tutto il processo di colonizzazione in forma globale, facendo interventi come per esempio in Ucraina, in Siria, in Libia e negli altri paesi. E’ diventato la polizia del mondo.

Si è messo in un modo sfacciato al di sopra di tutte le leggi e dei trattati internazionali, non da nessuna importanza a questi accordi e non esiste la forma di fermarlo.

Fortunatamente non siamo più quel gregge di pecore che abbassava la testa davanti al Pastore della Casa Bianca, oggi abbiamo più sovranità, più indipendenza e più chiarezza circa le vie che vogliamo prendere per garantire la libertà.

PL- Prendendo come ago della bilancia lo stesso governo di Obama, cosa pensa lei sulla correlazione delle forze politiche in America Latina? E’ favorevole o contrario agli Stati Uniti?

FB- Direi che la correlazione delle forze è abbastanza sfavorevole per gli Stati Uniti per la posizione di tutti i capi di Stato latinoamericani che sono identificati con i poveri e sono eletti democraticamente.

E’ un processo cominciato con l’elezione del Presidente Hugo Rafael Chavez nel 1998 ed ora lo continuano molti capi di Stato dell’America Latina che unanimemente appoggiano Cuba e sono contro l’embargo degli Stati Uniti.

Obama e i Leader della Casa Bianca si sono resi conto di che ormai non possono trattare l’America Latina come lo facevano negli anni 60 o prima e devono essere molto preoccupati per questo
squilibrio. Ormai l’America Latina ha smesso di essere il cortile posteriore della Casa Bianca ed i paesi che erano legati agli Stati Uniti si sono emancipati come Panama nel 1999 e ora manca solo Porto Rico per liberarsi dalla tutela statunitense per completare questo processo di liberazione dalle fauci dell’impero.

E’ perciò che credo che la correlazione delle forze sia oggi più favorevole per noi i progressisti che quando gli Stati Uniti non solo mettevano i piedi nei nostri paesi, ma promuovevano golpe militari  fascisti che hanno avuto un costo umano, politico ed economico molto alto per l’America Latina.

PL- Quali sono i principali pericoli che insidiano l’America Latina che potrebbero cambiare questa correlazione delle forze contraria agli Stati Uniti?

FB- Dunque, il principale è la contraddizione in cui viviamo, l’avere politiche progressiste con un’economia capitalista, cioè, non abbiamo ancora trovato un modello economico post capitalista che permetta di  fare un passo dal capitalismo a un’economia più solidale, più cooperativa, più popolare.

Questo è un nodo molto preoccupante che non si può ancora risolvere, ma anche la mancanza di un lavoro più intenso di concentrazione e di organizzazione politica soprattutto nei settori popolari e con i giovani.

Credo che non si facciano passi avanti nella politica solo con degli slogan e con delle politiche sociali più positive rispetto ai giovani, c’è anche bisogno di un altro tipo di alimento per i poveri, che sia un alimento spirituale, ideologico, educativo per fare sì che la gente, capisca il significato di questo processo e vada avanti verso un futuro di giustizia e di pace.

PL- Non crede che gli strumenti d’integrazione che si sono creati nella regione, e non solo quelli economici e commerciali, potrebbero contribuire ad andare verso il futuro di giustizia e di pace che lei indica?

FB- Sì, io credo che sia molto importante questa moltiplicazione di organismi, il problema è che per adesso tutti loro sono superstrutturali ed il futuro non si trova tanto in questi organismi, ma nella maniera in cui la gente osserva questo processo.

La gente può solo sopportare le difficoltà, qualsiasi che siano, se capisce la ragione per cui bisogna affrontarle e tante volte non c’è una consapevolezza di questo processo e la gente che è beneficiata dal punto di vista economico, non ha una coscienza politica di che cosa significa.

Perciò bisogna valutare gli strumenti creati, incluso quelli mediatici come TeleSur, stare attenti e fare un lavoro di base giustamente per mantenere viva e attiva l’organizzazione popolare con un processo intenso d’educazione del popolo.

Non credo che al di fuori di questo contesto possiamo sperare che la gente assuma una posizione progressista da sola nel mondo di oggi che in generale è ogni volta più di destra.

Nel Parlamento Europeo le forze di destra sono cresciute molto, non ci sono forze di sinistra, ciò che è un peccato perché l’Europa nel secolo XX ha avuto una forte tradizione di sinistra, incluso in Italia, e nel mondo socialista europeo.

Ora in pratica l’unico continente che ha la speranza di un futuro è l’America Latina, e la responsabilità che abbiamo è dare priorità e preservare questo processo progressista, però questo non si raggiunge solo  con degli slogan e con l’avanzata elettorale. Ci occorrono radici più profonde, soprattutto nelle reti sociali che sono molto manipolate dai conservatori, dai capitalisti, dalla destra e perciò la responsabilità che abbiamo di approfondire il lavoro politico ed educativo.

PL- Sul piano economico ci sono molti fantasmi che circondano l’integrazione latinoamericana. Con l’Alleanza del Pacifico Lei lo considera così?

FB- Sì, certo, però questa schizofrenia di cui ho parlato prima rispetto a che abbiamo una politica progressista nella maggioranza dei paesi con una economia conservatrice puramente capitalista, è il più pericoloso, anche se  il vantaggio è che c’è più solidarietà tra i paesi dell’America Latina dal punto di vista economico.

C’è credito, ci sono delle facilità nel commercio dei prodotti, c’è un’integrazione economica molto più significativa che nelle decade anteriori, però con tante difficoltà per mantenere bassa l’inflazione per attualizzare annualmente gli stipendi e soprattutto per creare possibilità alle piccole e mediane ditte private senza che questo sia il seme di un processo capitalista mostruoso.
 
Perciò siamo davanti a una sfida molto forte, come quella di creare un’economia compatibile con queste politiche progressiste, con questi aneliti popolari di governi come quello di Dilma in Brasile, di Mujica in Uruguay, quello di Evo in Bolivia, di Maduro in Venezuela, di Correa in Ecuador e così via in altri paesi.

PL- Parlando dei paesi dell’America Latina. Cosa sta accadendo in Venezuela e perché?

FB- Dunque, la prima cosa da tenere in conto è che il Venezuela è il principale focus del sovvertimento statunitense in America Latina, e succede una cosa molto semplice ed è che Venezuela è il secondo fornitore di petrolio degli Stati Uniti dopo l’Arabia Saudita.

Succede che affinché un barile di petrolio che venga dall’Arabia Saudita  arrivi negli Stati Uniti ci vogliono 45 giorni, ed uno fornito dal Venezuela arriva in quattro giorni, perciò la differenza di prezzi è enorme tra l’uno e l’altro.

Perciò tutto quello che gli Stati Uniti possano fare per destabilizzare la rivoluzione Bolivariana continueranno a farlo e non possiamo essere ingenui.

Il Venezuela conta sulla solidarietà di tutti i paesi della Comunità degli Stati  Latinoamericani e dei Caraibi (CELAC) e questo è molto positivo, sia una

solidarietà attiva come quella di Cuba, del Brasile, o passiva da parte dei paesi che almeno non condannano, né sono contrari al governo di Maduro, però che si mantengono in silenzio perché hanno degli interessi con gli Stati Uniti. 

Però, io credo che ci sia anche una forte sfida interna che richiede un lavoro politico intenso soprattutto con i giovani.

Penso che ci sia una cosa che non si sta facendo adeguatamente in Venezuela ed è il lavoro politico con il movimento studentesco, un lavoro di organizzazione di base che faccia sì che i giovani capiscano il processo Bolivariano con più profondità, più coscientemente e con più partecipazione.

PL- E nel caso del Brasile, che è diverso da quello del Venezuela.  Perché queste manifestazioni? Se non sono contro il governo, quindi perché ci sono?

FB- Allora, veramente la situazione del Brasile è diversa da quella del Venezuela, lì si è andato molto avanti negli anni del governo del Partito dei Lavoratori, però è stato un governo madre dei poveri e padre dei ricchi, e non so fino a quando sopravvivrà questa contraddizione.

Quest’anno abbiamo delle elezioni, io sono sicuro di che Dilma verrà rieletta, anche se abbiamo sempre paura perché l’opposizione può ritornare al governo.
  
Perché se da un lato il Partito dei Lavoratori ha promosso un forte inserimento economico dei poveri, dove 55 milioni di persone sono state beneficiate con miglioramenti effettivi dal punto di vista economico, è anche un governo che non fa politica con il popolo, per più paradossale che sembri.

Vuol dire un governo che non ha tentato né tenta ancora di fare un lavoro politico, di valorizzare i movimenti sociali e sindacali e perciò le manifestazioni e perciò i ragazzi per strada e nel mondiale di calcio continueranno a fare le loro richieste cercando di  raggiungere un posto politico perché vogliono partecipare, però non sanno come né che cosa proporre.

Allora questo può divenire un caos nel futuro di cui si potrà approfittare la destra.

PL- Fino a dove abbiamo capito non è un movimento contro il governo, ma si esige una maggiore partecipazione nei processi e nelle decisioni ufficiali. Non è così?

FB- Sì, è così, ciò che succede è che il governo si è sbagliato facilitando al popolo di Brasile l’accesso ai benefici personali, un auto, crediti, frigorifero, televisione, ogni casa nei quartieri dei poveri ha tutto, però continuano vivendo nelle favelas e non hanno benefici sociali.

E quando loro esigono miglioramenti sociali il governo dice che non ha i soldi, però non si spiega perché ci sia per la Coppa del Mondo ed hanno costruito degli stadi sportivi enormi che sono costati milioni e milioni di dollari.

Però la gente non ha un’educazione di qualità, né il trasporto pubblico, né la sanità, né una casa decorosa e perciò le proteste, giacché il governo dice che non ha i soldi, ma quando arriva la FIFA appaiono tanti soldi che sembra che siano caduti dal cielo, allora qui c’è il problema.

La gente non è contro il governo, ma esprime il suo disaccordo con l’amministrazione che non ha dato priorità al miglioramento della qualità di vita e alla situazione sociale del paese.

PL- E nel caso della Colombia, dove è successo che per sorpresa di molti l’estrema destra è in una situazione vantaggiosa, come se solo la minoranza della gente avesse votato per il processo di pace?

FB- Bene, il problema della Colombia un po’ è il riflesso di tutta questa politica imperialista di cui abbiamo parlato, di fare sì che la gente cambi la libertà per la sicurezza e la propaganda della paura è efficace e perciò c’è della gente che finisce favoreggiando la destra e non il processo di pace.

Però io ho la speranza di che il processo di pace sarà quello che vincerà, perché non c’è un’altra uscita, ed incluso agli stessi Stati Uniti non interessa più continuare incrementando questa guerra e per loro è meglio il processo di pace, perciò penso che alla fine vinceranno quelli che optino per la pace.
*corrispondente di Prensa Latina in Panamà



Frei Betto: no existe globalización sino globocolonización

Por Luis Manuel Arce

Ahora, yo creo que también hay un desafío interno en Venezuela fuerte que requiere un trabajo político intenso sobre todo con los jóvenes.

Yo creo que algo que todavía no se hizo debidamente en Venezuela es un trabajo político con el movimiento estudiantil, un trabajo de organización de base que lleve a los muchachos a comprender el proceso bolivariano con más profundidad, más conciencia y más participación.

PL.- Y en el caso de Brasil, que es diferente al de Venezuela, ¿por qué esas manifestaciones? Si no son contra el gobierno, ¿por qué se producen entonces?

FB.- Bueno, en verdad lo de Brasil es diferente a Venezuela, allí se ha avanzado mucho en los años de gobierno del Partido de los Trabajadores, pero ha sido un gobierno madre de los pobres y padre de los ricos, y hasta cuándo esa contradicción va a sobrevivir no sé.

Este año tenemos elecciones, yo estoy seguro que Dilma va a reelegirse, aunque uno siempre tiene sus temores porque la oposición puede volver al gobierno.

Porque si por un lado el Partido de los Trabajadores ha promovido una fuerte inserción económica de los pobres donde 55 millones de personas han sido beneficiadas con mejorías efectivas desde el punto de vista económico, es también un gobierno despolitizante por más paradójico que te parezca.

Es decir, un gobierno que no trató ni trata de hacer todavía un trabajo político de valorar los movimientos sociales y sindicales, y por eso las manifestaciones, y los muchachos en las calles y en el mundial de fútbol van a seguir en sus demandas de lograr un lugar político porque quieren participar, pero no han sido convocados ni movilizados, y esa es la preocupación porque ellos saben por qué protestar pero no saben cómo o qué proponer.

Entonces eso puede ser un caos en el futuro que puede ser aprovechado por la derecha.

PL- Hasta donde tenemos entendido no es un movimiento contra el gobierno, sino en demanda a una mayor participación en los procesos y decisiones oficiales ¿es así?

FB.- Sí, es así, lo que sucede es que el gobierno ha cometido el equívoco de facilitar al pueblo de Brasil acceso a los beneficios personales, un coche, créditos, nevera, televisión, cada casita en las fabelas tiene de todo eso, pero siguen viviendo en la fabela y no tienen beneficios sociales.

Y cuando ellos reclamaban mejoras sociales el gobierno decía que no tenía dinero, y de súbito para la Copa del Mundo sí hay y han construido estadios deportivos enormes por millones y millones de dólares.

Pero la gente no tiene educación de calidad, transporte público, sanidad, vivienda decorosa, y de ahí las protestas, pues cómo dices que no tienes dinero y cuando viene la FIFA empieza a aparecer tanto dinero como si cayera del cielo, entonces ahí está la cosa.

La gente no está contra el gobierno, pero está manifestando su desacuerdo con la administración que no priorizó el mejoramiento de la calidad de vida y la situación social del país.

PL.- Y en el caso de Colombia, qué ha ocurrido que, para sorpresa de muchos la ultraderecha sale mejor parada como si la gente hubiera votado minoritariamente por el proceso de paz?

FB.- Bueno, el problema de Colombia es un poco el reflejo de toda esta política imperialista de la que hemos estado hablando, de hacer que la gente vaya cambiando la libertad por la seguridad, y la propaganda del miedo es eficaz y por eso hay gente que termina favoreciendo a la derecha y no al proceso de paz.

Pero yo tengo la esperanza de que el proceso de paz es el que va a ganar, porque no hay otra salida, e incluso a los propios Estados Unidos no les interesa más seguir incrementando esa guerra y les es mejor el proceso de paz, y por eso pienso que al final ganan los que opten por la paz.

lma

*corrispondente di Prensa Latina in Panamà


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sabato 7 giugno 2014

Cuba socialista : "L’OMS riconosce la collaborazione dei medici cubani "


 L’OMS riconosce la collaborazione dei medici cubani

Carmen Esquivel Sarria*
Durante poco più di mezzo secolo 137mila professionisti cubani della sanità hanno lavorato in tutti i continenti, nelle zone intricate e nelle
condizioni difficili, compito che è stato riconosciuto durante l’Assemblea Mondiale della Salute.
  La collaborazione è cominciata nel 1960 con l’invio in Cile di un gruppo di emergenza per assistere le vittime di un terremoto che ha lasciato migliaia di morti e nel 1963 è arrivata la prima brigata permanente ad Algeri, paese che era appena diventato indipendente.
Questi sono stati i primi due momenti storici, ha dichiarato in un’intervista esclusiva a Prensa Latina il direttore delle Relazioni Internazionali del Ministero della Sanità Pubblica (MINSAP) di Cuba, Nestor Marimon.

D’allora, ha detto, non si è mai interrotto l’aiuto, nonostante le limitazioni economiche imposte dal bloqueo degli Stati Uniti e la situazione vissuta durante il periodo speciale, nella decade degli  anni  90, dopo la scomparsa del campo socialista europeo.
Sebbene la cooperazione, estesa a 120 paesi, sia sempre stata importante in ognuno dei luoghi, il funzionario ha fatto riferimento ad alcuni dei momenti più importanti.

Entro il 1960 ed il 1980 sono state inviate delle brigate ai paesi africani, per esempio in Tanzania, Guinea, Angola ed Etiopia; alla fine degli anni 90 è stato creato il Programma Integrale della Sanità ed è anche stata creata la Scuola Latinoamericana di Medicina (ELAM), quando gli uragani Gorge e Mitch hanno colpito i Caraibi ed America Centrale.

Marimon, ha anche fatto riferimento alla Missione “Barrio Adentro” in Venezuela, all’ “Operacion Milagro”, che ha permesso di ottenere che più di due milioni 577mila di persone abbiano ricuperato o migliorato la loro vista, alla creazione del Contingente Henry Reeve, specializzato in situazioni di disastro ed allo studio integrale riguardo le persone con handicap.

Non esiste a livello mondiale un altro paese, né un’organizzazione internazionale che abbia avuto tanti collaboratori simultaneamente in questa quantità di nazioni, ha affermato il direttore delle Relazioni  Internazionali del MINSAP.

In questo momento ci sono 50 mila professionisti del settore in 65 paesi e tra di loro 25mila sono medici, ha spiegato.

Però la collaborazione non comprende solo l’assistenza sanitaria, ma anche la formazione dei professionisti. “Abbiamo creato più di 12 Facoltà all’estero e nell’ELAM si sono già laureati più di 20mila studenti”, ha informato.

Questo valoroso aiuto solidale è stato riconosciuto qui da diversi ministri durante l’Assemblea annuale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che riunisce nel Palazzo delle Nazioni rappresentati dei 194 Stati membri dell’entità.

In Guatemala i medici cubani sono arrivati nel 1998, dopo il passaggio dell’uragano Mitch e sono ci arrivati per rimanerci, ha detto a quest’agenzia il Ministro della Sanità Pubblica della nazione centroamericana, Jorge Alejandro Villavicencio.

Tra gli esempi più recenti, il titolare ha sottolineato l’appoggio offerto per la creazione della Scuola di Ostetricia, il cui obiettivo è  formare levatrici allo scopo di ridurre la mortalità materna.

Ha accennato che circa 300 infermiere cubane specializzate in gineceo-ostetricia sono a Quiché, a Polochic e Huehuetenango, “ che sono delle aree poco accessibili in cui purtroppo non abbiamo le risorse umane necessarie”.

Oltre ai medici ed alle infermiere, ha ricordato, che in Guatemala lavorano anche entomologi specializzati nella caratterizzazione dei vettori e tecnici  che si occupano della riparazione degli equipaggiamenti bio-medici e si sono avviate delle ricerche scientifiche con alcuni specialisti locali.

“Realmente noi non abbiamo le parole per esprimere il nostro ringraziamento al governo ed al popolo cubano”, ha affermato.

Il titolare della Sanità del Venezuela, Francisco Armada, ha anche sottolineato la collaborazione della nazione caraibica rispetto allo sviluppo del sistema sanitario e della formazione professionale di circa 17mila medici venezuelani.

E’ un’assistenza incondizionata, fraterna, un vero esempio di solidarietà, ha dichiarato la Ministra haitiana del settore, Florence Duperval Guillaume.

Cuba è stata eletta nella regione delle Americhe per presiedere quest’anno l’Assemblea Mondiale della Sanità, una dimostrazione del prestigio della sua sanità e della contribuzione nei confronti degli obiettivi dell’OMS di prevenzione e risoluzione dei problemi sanitari a livello globale.



*Corripondente di Prensa Latina in Francia, inviata speciale


mercoledì 4 giugno 2014

CINQUE EROI :Gerardo Hernández, un altro anno di vita dietro le sbarre / Figlia di Renè Gonzalez ha ringraziato la solidarietà globale con i Cinque cubani /Giornata Internazionale Cinque giorni per i Cinque a Washington/ Video LONDRA MARZO 2014


Gerardo Hernández, un altro anno di vita dietro le sbarre


L'Avana, 4 giu (PL) Gerardo Hernandez, il lottatore cubano contro il terrorismo, compie oggi 49 anni, dei quali ne ha passati quasi 16 nelle prigioni degli Stati Uniti, lontano dalla sua famiglia e del suo popolo. 

 
Da 16 anni in ogni data significativa non è cambiato nulla. Le celebrazioni trascorrono nella distanza e solo loro sanno come fare per sostituire la necessità di un abbraccio, ascoltando per alcuni minuti le voci, attraverso una chiamata telefonica. 
 
Gerardo Hernandez rompe gli schemi. Sorride, senza importargli i due ergastoli, e come se fosse poco, con altri 15 anni in più, contro di lui. 
 
Questo 4 giugno, come già da qualche anno, Hernandez, nonostante i dispiaceri, è stato fortunato: ha ricevuto più di due mila messaggi di auguri da tutto il mondo, benché risulti paradossale menzionare l'allegria in tali condizioni. Tutto ciò grazie al programma alla radio in California, di Tanya Torres, “Cantos sin fronteras”, che Gerardo può ascoltare dalla prigione.
  
Per Antonio Guerrero non ci sono parole che riescano a descrivere la nobiltà e l'integrità di Gerardo ed a lui dedicò, in occasione del compleanno, alcuni dei suoi versi. 
 
“Nella cella, c'è un uomo; la sua fermezza li colpisce e li fa tremare, c'è un orologio che funziona, ma l'ora non importa. C’è uno specchio ed un tavolo con storie troppo spinose.” 
 
“Intanto, Adriana Perez si scoprirà un'altra volta questo 4 giugno sognando che cammini libero ed al risveglio ti regalerà il suo futuro, come tante volte, perché lei assicura che sei padrone del suo passato e del suo presente”, ha scritto Antonio. 
 
Ig/dfm  
Law Society  di Londra Marzo 2014 Irma Gonzalez con membri coordinamento alta Maremma libertà per i Cinque eroi Cubani durante i lavori della commissione internazionale

Figlia di Renè Gonzalez ha ringraziato la solidarietà globale con i Cinque cubani


4 giu (Prensa Latina) La figlia del lottatore cubano contro il  terrorismo Renè Gonzalez, che ha compiuto una condanna ingiusta nelle prigioni degli stati uniti, ha ringraziato la solidarietà globale, a proposito dell'inizio della III Giornata “Cinque giorni per i Cinque” a Washington DC.


“Durante tutti questi anni difficili abbiamo sentito l'accompagnamento e la solidarietà verso i Cinque e le loro famiglie”, ha detto Irma Gonzalez, figlia

primogenita di Renè, in riferimento all'importanza dell'evento in corso a Washinton DC, durante un incontro presso la sede dell'Istituto Cubano d’Amicizia con i Popoli, a L’Avana.

Per la giovane, la riunione di Washington "dovrebbe essere decisiva", in questa fase dove è sempre di più in aumento l’appoggio internazionale per una soluzione umanitaria nel caso dei Cinque cubani, cioè suo padre ed i suoi compagni Gerardo Hernandez, Ramon Labañino, Antonio Guerrero e Fernando Gonzalez, arrestati il 12 settembre 1998 a Miami.

E' passato molto tempo, io ero una bambina quando mio padre è stato incarcerato, precisa Irma, rilevando che in questi momenti, nonostante godono la presenza del padre nuovamente in famiglia, la felicità è incompleta, poiché sono ancora in carcere Hernandez, Labañino e Guerrero.

Del quintetto solo Renè Gonzalez e Fernando Gonzalez sono stati liberati dalla prigione, dopo il compimento delle sanzioni inflitte nel 2001, in mezzo al clima d’ostilità del processo, in cui loro sono stati giudicati nella città di Miami.

Diverse personalità, tra cui una dozzina di Premi Nobel hanno chiesto al Presidente Barack Obama, che è anche possessore del premio, di risolvere il caso, dal momento che possiede l’autorità per farlo.

La III giornata, che è stata organizzata dal Comitato Internazionale per la Libertà dei Cinque, si terrà fino al 11 giugno.

In questi giorni i parlamentari, gli scrittori, gli artisti, gli avvocati, i pacifisti e gli amici in generale sono destinati ad aumentare la pressione politica su Washington, dove si trova il centro del potere politico di questo paese, per ottenere un cambiamento favorevole nella strategia degli Stati Uniti verso l'isola.

Un cambiamento che, secondo le varie dichiarazioni, dovrebbe influenzare nella soluzione umanitaria del caso di Gerardo Hernandez, Ramon Labañino, Antonio Guerrero.

Secondo Prensa Latina, numerose azioni simultanee sono state confermate in più di 40 paesi in appoggio della III Giornata di denuncia e di solidarietà.




Ig/lsp/dfm



Giornata Internazionale Cinque giorni per i Cinque a Washington

Azioni in 40 paesi in appoggio alla Giornata per i
Cinque negli USA Numerose azioni  simultanee sono state confermate in circa 40 paesi in appoggio alla 3ª Giornata di Denuncia e Solidarietà Cinque Giorni per i Cinque, che comincia oggi a Washington DC, capitale degli Stati Uniti.


Deisy Francis Mexidor  
 

L’incontro che durerà sino all’11 giugno vuole aumentare la pressione politica internazionale a favore di una definitiva soluzione al caso dei Cinque antiterroristi cubani, tre dei quali, Gerardo Hernández, Ramón Labañino e Antonio Guerrero, sono sempre reclusi.

Secondo il programma è prevista una conferenza tra il 5 e il 6 detta “La nuova era delle relazioni tra gli USA e Cuba” accettando il crescente clamore che giunge da differenti settori per il ristabilimento di questi vincoli, rotti unilateralmente da Washington nel 1961.

Le voci che domandano un cambio nella politica della Casa Bianca verso Cuba considerano che qualsiasi dialogo non solo deve passare per l’eliminazione del blocco economico, finanziario e commerciale imposto al popolo cubano, ma anche per una decisione umanitaria per il caso di Hernández, Labañino e Guerrero.

Si presenterà la mostra di caricature di Gerardo Hernández "Humor from my Pen" (Umorismo dalla reclusione) e dei  15 acquarelli di Antonio Guerrero "Yo me Muero como Viví", e sono annunciati alcuni dibattiti tra i quali uno sullo scandalo delle recenti rivelazioni dei programmi contro Cuba dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale - USAID - come il zunzuneo o il piramideo.

I partecipanti ascolteranno messaggi di  René González e Fernando González, i primi due del gruppo che sono usciti di prigione - al temine delle sentenze. 

Altre azioni del terza giornata saranno la proiezione del documentario “Giustizia a Londra” del regista cubano Roberto Cile e “La rivoluzione  sessuale in Cuba”, del deceduto regista e giornalista statunitense Saúl Landau.

Inoltre si presenteranno libri e ci sarà un concerto di hip hop, per attrarre il pubblico  giovane. ( Traduzione GM- Granma Int.)


FILM UFFICIALE SUL CASO  CINQUE EROI CUBANI, DURANTE I LAVORI  DELLA INTERNATIONAL COMMISSION OF INQUIRY SVOLTASI AL THE LAW SOCIETY DI LONDRA MARZO 2014